di Agostino Bagnato
La vita non è che un rasentarsi di solitudini
Corrado Alvaro
L'ANTEFATTO
Cosimo Petrongari decise di recarsi a San Luca per raccogliere notizie di prima mano su Corrado Alvaro. L’occasione era data dalla ricorrenza del 130 anniversario della nascita dello scrittore. Il suo interesse di cineasta per quel calabrese quasi dimenticato era legato anche alla lunga esperienza che Corrado Alvaro aveva maturato come sceneggiatore cinematografico e che molti consideravano del tutto secondaria rispetto alla produzione giornalistica e letteraria dell'autore di Gente in Aspromonte.
Veduta del paese di S.Luca in Calabria
Alle falde della grande montagna che dominava la punta dello stivale, il ricordo di quel giovane, nato nel 1895 dal matrimonio tra il maestro elementare e la figlia del segretario comunale, era ancora vivo. Ma nessuno aveva niente di nuovo da raccontare, né aveva voglia di ricordare. Erano trascorsi molti anni dalla sua ultima visita a San Luca, nel lontano 1941, al tempo della guerra. Nessuno aveva voglia di rivangare il passato. Due camionette dell’Esercito italiano erano ferme, con due militi armati ciascuna, rispettivamente davanti a Comune e poco lontano dall'ingresso della chiesa. Troppo tempo era trascorso anche dalla sua morte, avvenuta nel 1956 lontano dalla Calabria. Soltanto il Comune, di tanto in tanto, ricordava quel figlio così importante, con qualche cerimonia solenne. Tutto qui. Troppo poco per raccontare qualcosa di nuovo, interessante, attuale.
Cosimo cercò di allargare il cerchio delle ricerche. Aveva chiesto notizie anche a Frascati, dove il giovanissimo calabrese aveva studiato al Collegio Villa Mondragone a partire dal 1907, insieme ai fratelli Beniamino e Guglielmo, che lo avevano raggiunto l'anno successivo.
Uomini in tipici costumi d'epoca, foto di Gerhard Rohfs 1923 e 1924
Il collegio era diretto dal celebre gesuita Lorenzo Rocci, grecista insigne che in quegli anni aveva iniziato a lavorare attorno al dizionario della lingua greca, vero monumento della cultura ellenica in Italia. Ma Cosimo non era riuscito ad avere nessuna informazione utile per scrivere qualcosa di stimolante sugli anni della formazione scolastica. L’espulsione dal Collegio perché scoperto a leggere Carducci e D’Annunzio era stata studiata in passato in maniera approfondita. Del resto, il Collegio non esisteva più da molti anni e la bella residenza sui fianchi del monte Tuscolo era stata trasformata in un centro congressi.
Cosimo cominciava a perdere le speranze di trovare un percorso narrativo sul quale costruire il documentario. Non sapeva bene cosa cercasse, a dire il vero.
Del resto, su Corrado Alvaro erano state scritte moltissime cose e soltanto degli specialisti sarebbero stati in grado di trovare qualcosa di nuovo da dire. Dell’opera letteraria e della sua stessa esistenza si sapeva tutto. Compreso la frequenza del liceo “Galluppi” di Catanzaro.
Per cui rinunciò a recarsi nel capoluogo calabrese.
Vista di uno dei picchi dell'Aspromonte
Quale direzione avrebbe preso la sua ricerca? Non era un letterato e pertanto non avrebbe potuto prendere parte al gruppo di studio che s'intendeva costituire per rileggere le opere dello scrittore. Pensò di puntare su un aspetto poco conosciuto della vita di Corrado Alvaro: il viaggio in Russia nel 1935, nel pieno delle grandi persecuzioni staliniane, passate alla storia come Пурга, parola russa Purga che dal significato originario di tempesta di neve e di vento, avrebbe acquistato quello sinistro e tragico che la storia gli ha attribuito. A quel punto, Cosimo Petrongari maturò l'intenzione di scrivere qualcosa sul lungo viaggio in Russia che Corrado Alvaro aveva effettuato nel 1935 e di ricavarne un documentario cinematografico. La guerra in Ucraina sarebbe finita, prima o poi, la Russia sarebbe tornata a rappresentare un'attrazione storico-culturale positiva, il turismo sarebbe ripreso. Il viaggio di Corrado Alvaro era stata una esperienza a quel tempo pressoché unica. Pochi stranieri avevano potuto visitare l'immenso Paese, impegnato a costruire la prima società comunista della storia. La guerra di aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina aveva provocato la chiusura dei collegamenti tra l’Italia e il Paese amico fino al 2022. Cosimo aveva in animo di realizzare un documentario sul viaggio di Corrado Alvaro in pieno terrore staliniano, come si sarebbe appurato dopo il XX congresso del Pcus e le rivelazioni di Nikita Chruscev lo stesso anno della scomparsa dello scrittore di L’uomo è forte e del postumo Mastrangelina.
Per Cosimo sarebbe stata l’occasione per tornare in Russia e rivisitare tanti luoghi amati e magari rivedere vecchi amici con i quali era rimasto in contatto via email e whatsapp.
Pertanto, non si sarebbe dovuto arrendere alle difficoltà che avrebbe incontrato.
GLI ANNI GIOVANILI
Nessuna libertà esiste quando non esiste
una libertà interiore dell'individuo
Corrado Alvaro
Il progetto del documentario prendeva corpo man mano che la ricerca sugli anni giovanili proseguiva. Erano studi opportuni, per comprendere il carattere del futuro scrittore e la lenta convergenza verso la politica culturale del fascismo. Il contributo che egli aveva ricevuto dalla frequentazione di Luigi Pirandello e di Margherita Sarfatti, la permanenza a Parigi e poi a Berlino, accompagnate dalle frequentazioni dei più importanti intellettuali del tempo, avevano migliorato la sua sensibilità sociale e l'assorbimento critico dello spirito del proprio tempo. Tutto questo sarebbe stato necessario per avere gli strumenti adeguati e comprendere a fondo la temperie in cui avveniva la costruzione della nuova Russia e le sue terribili deviazioni autoritarie. Stalin non era una invenzione del leninismo, ma il risultato di un processo più profondo della storia della Russia.
Corrado Alvaro aveva già prima della Grande guerra iniziato a pubblicare qualcosa, compreso un libriccino dedicato alla madre. Ma è con il romanzo Vent’anni dedicato alle vicende belliche che si afferma la personalità artistica del giovane.
In Calabria la situazione era un po' diversa, non avendo frequentato che raramente la sua terra. Ma dal legame con la terra d'origine nasce la raccolta di storie calabresi, Gente in Aspromonte, che sarà considerato un vero capo d’opera della narrativa italiana del tempo. Tuttavia, Cosimo era convinto che era inutile perdere tempo in quel contesto, per trovare qualche spunto importante per il suo lavoro di documentarista cinematografico… Semmai, dopo il trasferimento a Roma, Milano e Parigi, poteva essere opportuno approfondire alcuni legami con i protagonisti della cultura europea. Per esempio, la collaborazione con Giovanni Amendola a Parigi lo aveva portato a rafforzare la visione liberale della società e a prendere sempre più le distanze dal fascismo. La conoscenza di molti intellettuali francesi aveva aperto nuovi orizzonti. Alvaro era stato il primo a parlare in Italia di Marcel Proust e della sua monumentale Recherche du temps perdu, pubblicando la traduzione di alcune sue pagine.
Tornato in Italia, aveva ripreso l'attività giornalistica. Soprattutto a Torino, dove aveva stabilito una solida collaborazione con il quotidiano La Stampa, si era trovato bene.
L'entrata in guerra dell’Italia lo vede in diverse città. Ma è soprattutto a Bologna dove trova l'ambiente giusto per nuove esperienze. Lo scrittore aveva conosciuto in quegli anni una bellissima giovane: Laura Babini. L’amore che ne era nato era sfociato nel matrimonio nel 1918. Laura sarà la compagna per tutta la vita. Lei è una brava traduttrice dall'inglese, impegnata a condurre la versione italiana delle maggiori opere letterarie inglesi e americane, apprezzata dagli editori per la prosa scorrevole e lineare.
L'anno successivo Alvaro si laurea in lettere all’Università di Milano.
Erano tutte cose note e risapute. A quel punto Cosimo ha cominciato a vacillare nelle sue certezze. Come dare corpo a un documentario, senza proporre qualcosa di nuovo, di originale.
In quegli ultimi giorni di primavera, le notizie che giungevano dal fronte ucraino erano sempre più drammatiche. L’Armata russa continuava ad avanzare nel Donbass, anche se lentamente. Gli ucraini opponevano una resistenza tenace, sostenuti dalla Nato. Quella situazione creava un senso di angoscia e di paura.
A quel punto pensò che riprendere in mano un libro dimenticato di Corrado Alvaro sulla Russia potesse essere utile. Cominciò a cercare qualcuno che gli parlasse del viaggio in Russia compiuto nel 1935, da cui era scaturito quel superbo profilo della società sovietica, apprezzato dalla critica per la profondità dell’analisi socio-economica e culturale della patria del socialismo. Quel lungo viaggio era stato una scommessa con sé stesso. Non era comunista, ma provava un senso di profonda ammirazione per quella terra così lontana e misteriosa.
VIAGGIO IN RUSSIA
Capisco cosa sia la Russia: uno stato d’animo!
La loro vita è forte; chi è sfuggito alla morte,
dopo le guerre e le stragi e la fame, è un monumento vivo
Corrado Alvaro
A Milano aveva conosciuto Tat’jana L’vovna Tokstaja, la nipote dello scrittore Lev Nikolaevic Tolstoj. La giovane russa aveva conosciuto a Parigi Camillo Albertini, figlio del fondatore del Corriere della Sera. Faceva l’attrice per sopravvivere, dopo la diaspora della vasta famiglia del grande vegliardo. Alvaro era rimasto profondamente impressionato dai racconti della giovane sulle conseguenze della rivoluzione bolscevica, non soltanto sulle famiglie nobili ma anche sui ceti borghesi, a cominciare dai professionisti e sugli artisti. Da questi racconti è dai materiali che aveva potuto raccogliere aveva vagheggiato il contenuto del suo lavoro. Il titolo che aveva immaginato era I maestri del diluvio. Viaggio nella Russia sovietica.
Un viaggio si svolge in treno, attraversando tutta l’Europa centrale non ancora del tutto sconvolta dal nazismo. Adolf Hitler aveva vinto le elezioni nella Germania di Weimar nel 1933 ed aveva ottenuto dal Presidente della Repubblica di formare il nuovo governo. Hitler non aveva perso tempo. Ottenuto l’incarico dal presidente Paul von Hindenburg, il Kanzler ha vestito subito i panni del Fùhrer, scatenando l'inferno in Germania e poi nell'intera Europa, coadiuvato da Benito Mussolini.
Mosca, Hotel Ucraina e a destra il Ministero degli Esteri, costruiti entrambi negli anni '30 del Novecento
Corrado Alvaro aveva stemperato il suo iniziale antifascismo, il cui atto principale era stato l'adesione al Gruppo di Giovanni Amendola e poi la firma del Manifesto degli Intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Dopo la lunga frequentazione con Luigi Pirandello, avviata durante il soggiorno a Berlino e successivamente l'amicizia con Margherita Sarfatti, aveva professato un distacco tiepido, separandosi dagli intellettuali più ostili alla politica del regime. Quando La Stampa accolse la proposta di compiere un viaggio nel Paese dei soviet, il governo italiano non si oppose. In precedenza aveva compiuto un lungo viaggio in Grecia e in Turchia. Quest'ultimo Paese era in piena trasformazione, sotto la guida ferrea del generale Mustafa Kemal, detto Atatùrk, padre dei turchi. Liberarsi dell’eredità ottomana, dopo la caduta dell'impero e la fine del Sultano, il trasferimento della capitale da Istanbul ad Ankara, l’abolizione dell’alfabeto arabo e l’adozione di quello latino, la laicizzazione della vita e dello Stato, con le conseguenze sulla popolazione e la religiosità: erano questi i principali obiettivi del nuovo regime repubblicano.
Visto il risultato positivo di queste missioni giornalistiche, prese corpo un memorabile reportage sulla Russia impegnata nel gigantesco programma di sviluppo basato sui piani quinquennali. Appena investita dalle “purghe” staliniane, ovvero la persecuzione e la eliminazione degli oppositori interni al Pcus e nella società in tutte le sue articolazioni, il popolo viveva questa terribile stagione come paralizzato dalla sfida. Ma di questo Corrado Alvaro non poteva sapere nulla. Tuttavia, il clima di terrore non ha impedito allo scrittore italiano, affidato ad un agente del Nkvd, la polizia segreta per la sicurezza dello Stato, in qualità di interprete.
Il Teatro Bolshoi di Mosca
Mosca è in profonda trasformazione. Un titanico sforzo si sprigiona dalla città che cresce su sé stessa, cercando una identità urbanistica e architettonica inconfondibili, tra il razionalismo delle costruzioni recenti e il monumentalismo neogotico in cui si mescolano stili e linguaggi differenti, nel supremo tentativo di legare la tradizione orientale con la modernità europea. La costruzione della metropolitana impegna migliaia di operai e provoca incidenti con numerose vittime, ma I lavori proseguono incessanti, portando ad un monumentalismo che stupirà il mondo. Le stazioni centrali, quelle più vicine al Cremlino, saranno autentiche meraviglie che affascineranno le generazioni successive. Il traffico in superficie richiede una viabilità più efficiente che porta ad allargare i viali con molte demolizioni di edifici ottocenteschi e lo spostamento di alcuni palazzi, sperimentando un metodo che stupirà il mondo.
Corrado Alvaro
Lo scrittore italiano osserva questo prometeico impegno, senza mai restare lontano dall'uomo, dalla sua natura, dalle aspirazioni civili.
Il potere sovietico gli appare in tutta la sua potenza e ineluttabilità, amplificato da una propaganda incessante. Enormi striscioni appesi alle gronde dei tetti, tabelloni con grandi scritti in rosso testimoniano ed esaltano i successi in economia, nella scolarizzazione, nella lotta alle malattie. Una nuova età dell'oro, anche se grigia e caotica, viene annunciata ad ogni angolo di strada. Ma Corrado Alvaro si rende conto che qualcosa non torna, che una profonda oscura ombra di paura si stende su tutto.
Parte per il Volga e visita le città del grande fiume, Мать-река, Mat’-reka di tutta la Russia. I porti e le città sono l'anima profonda di quella terra misteriosa e così fascinosa nel suo lento distendersi per migliaia di chilometri.
Un viaggio estenuante in compagnia dell’interprete, agente segreto che vigila e osserva i comportamenti dell'ospite straniero, prevenendo e impedendo deviazioni dal protocollo formale. Del resto i cittadini sovietici sono tutti sottoposti a una sorveglianza oscura e impalpabile che coinvolge ogni particella della società. Ne fanno le spese intellettuali, artisti, uomini di cultura.
Maksim Gor’kij è stato costretto da Stalin a lasciare Sorrento e tornare in patria per rappresentare la nuova cultura sovietica attraverso l’Unione degli Artisti Sovietici che univa i precedenti raggruppamenti, spesso in contrasto tra di loro, dando una visione monolitica del mondo artistico e culturale. Ma lo spegnimento violento di qualsiasi divergenza e opposizione porta alla catastrofe della censura di Stato e alle persecuzioni, fino ai processi farsa, alle auto accuse e auto confessioni.
Quando ritorna in Italia i lampi più sfolgoranti sulla Russia Sovietica si erano spenti nel cuore e nella mente dello scrittore. Ma non vedeva alternativa al socialismo, per assicurare gli ideali di uguaglianza, giustizia sociale, progresso economico e sociale. Il suo lungo diario di viaggio prende forma definitiva e vede la luce alla fine del 1935, accolto con un certo distacco dalla critica.
TRA LE PATRIE MURA
La disperazione più grande che che possa impadronirsi di una società
è il dubbio che vivere onestamente sia inutile
Corrado Alvaro
Cosimo Petrongari si rende conto di dover completare il racconto del viaggio in Russia puntando su aspetti della vita privata di Corrado Alvaro. Decide di puntare sulle frequentazioni con amici e colleghi. Punta più che altro a capire perché avesse scelto la Tuscia per trascorrere qualche giorno di riposo e di svago, insieme alla famiglia.
A Vallerano, borgo sui Monti Cimini, nel 1939, aveva comprato una comoda abitazione nel bosco di castagni e noci. Sarà il suo buen retiro per il resto della sua esistenza. Lo scrittore Libero Bigiaretti, i pittori Guglielmo Janni ed Enrico Ziveri tra i protagonisti della Scuola Romana e la mantovana Eva Quagliotti, affermata pittrice figurativa, frequentano i Monti Cimini abitualmente. Lo scrittore calabrese si unisce a quanti esplorano la Tuscia e i borghi di origine etrusca e romana. Alla prima occasione buona, compra la casa nel bosco proprio a ridosso della vecchia Faleri.
A questo punto il rapporto con la Calabria si allontana sempre di più.
Cosimo accerta che nel 1941 Corrado Alvaro torna ancora una volta a San Luca in occasione della morte del padre. Sarà l'ultima per visitare la sua terra. Il viaggio in treno dura quasi due giorni. L’Italia è in guerra, le truppe sono dispiegate prevalentemente in Africa e nei Balcani. Dopo l'intervento militare in Francia, Benito Mussolini si appresta a inviare truppe in Russia, prima con il Csir e poi con l’Armir. Sarà l’inizio della catastrofe. Nel 1942 si consumerà la perdita delle colonie in Africa e il sogno di raggiungere Alessandria d'Egitto si spegnerà ad El Elamein. Il 25 luglio 1943 non è lontano. Il 13 luglio di quello stesso anno gli Alleati sbarcano in Sicilia.
Per Corrado Alvaro il distacco dal fascismo è ormai totale. Si era legato sempre più strettamente agli ambienti che si opponevano al fascismo e alla guerra. Frequenta l'opposizione al regine e matura sempre più la sua scelta verso i comunisti, la cui rete clandestina garantisce fino al possibile intervento armato. Sono i prodromi della Resistenza.
La vita trascorre a Roma fino all'occupazione tedesca, dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943. Continua l'attività giornalistica e quella di sceneggiatore cinematografico, attività che lo impegna sempre di più. Rischia di essere arrestato per il suo aperto rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò e si rifugia in provincia di Chieti.
Era stato il figlio Massimo, entrato nelle file della Resistenza armata, a chiedergli di lasciare la capitale.
L'incubo termina con la liberazione di Roma e la riconquista della libertà. Le ferite che la guerra ha provocato sono dolorosissime, a cominciare dallo sterminio delle Fosse Ardeatine per l'attentato gappista in via Rasella e prima ancora del rastrellamento del Ghetto e della deportazione di intere famiglie ebraiche nei campi di sterminio.
Lo scrittore torna a vivere a Roma nella casa di piazza di Spagna. Riallacci i legami con gli ambienti culturali ed editoriali. Con Libero Bigiaretti e Francesco Jovine fonda il Sindacato Scrittori Italiani, di cui assume il ruolo di segretario. Viene riconosciuto come uno dei più importanti scrittori italiani, insignito dei primi titoli onorifici. Pubblica opere sempre più impegnative.
Era ripresa la frequentazione del giovane poeta e scrittore Libero Bigiaretti con il quale sempre più spesso si reca sui Monti Cimini a trascorrere qualche settimana in estate. Nel tranquillo borgo di Vallerano, in mezzo a boschi di castagno, noci e querce trasforma l’abitazione in località S. Pietro nel rifugio preferito quando si allontana da Roma. Qui riunisce gli amici e i colleghi, gli artisti, cineasti e ospiti italiani e stranieri. Quando si ammala gravemente, chiede di essere sepolto proprio a Vallerano, nel piccolo cimitero poco fuori dal centro abitato. È il 1956.
Tomba di Corrado Alvaro
VALLERANO
Ed è qui che Cosimo approda per raccogliere le ultime informazioni sullo scrittore calabrese.
Sulla piazzetta che funge da snodo tra le vie che attraversano il borgo, nota alcuni dipinti su cavalletti che raffigurano la Selva cimina nelle sue varie forme. Principalmente sono presenti piante del sottobosco, a cominciare dalle magiche felci tra i tronchi di castagno dalle tante ferite per le potature ricorrenti, del noce rigoglioso e prolifico, del faggio solenne e insuperbito, fino all’ulivo e alla roverella, al corbezzolo, al nespolo selvatico e al sorbo, oltre al dirompente rovo.
Si avvicina per osservare meglio l’armonioso trionfo del bosco da frutto. Un signore distinto, dalla folta capigliatura nera, gli si accosta.
- Le piacciono? - chiede con un sorriso.
- Molto! È lei l’autore? - domanda Cosimo a sua volta.
- Sì. Questo è il mio mondo, dove sono nato e vivo ancora. Non potrei trovarmi in altri luoghi, tranne che i Monti Cimini.
- Con chi ho l'onore di parlare? - Cosimo appare positivamente turbato, stato d’animo che esprime con un sorriso.
- Ercole Ercoli.
- Lei è davvero bravo! Sono onorato di conoscerla. Congratulazioni! – Cosimo è sincero, conquistato dalla semplicità e dall’orgoglio del pittore.
- Anche lei dipinge?
- Sono impegnato con il cinema e mi occupo in particolare di documentari culturali. Sono qui perché sto lavorando alla sceneggiatura di un documentario su Corrado Alvaro. È sepolto a Vallerano, insieme alla moglie e al figlio Massimo, mi sembra. - La voce è leggermente incrinata dall'emozione.
- Sì, è vero.
- Lo ha conosciuto?
- No. Ero appena nato quando è deceduto per una grave malattia, a Roma. Ha voluto essere sepolto a Vallerano, dove tornava spesso con la famiglia e con gli amici artisti romani. Libero Bigiaretti ha poi acquistato la sua abitazione nel bosco. - Ercoli parla con voce sicura, pronunciando le parole con precisione. Il vago accento viterbese conferisce qualcosa di maggiore autenticità.
- Grazie. Lei è prezioso per il mio lavoro. Mi può indicare la strada per trovare quell’abitazione?
- La troverà facilmente, ma sarei felice di accompagnarlo. Adesso non posso, ma domattina potremo andarci insieme.
- Affare fatto. Alloggio al vicino Park hotel e sarò a Vallerano in pochi minuti.
- Vede quel cavalletto vicino al muretto? È appartenuto a Laura Babini che si dilettava di pittura. L’ha dato al falegname del paese per ripararlo. Ma non ha fatto in tempo a ritirarlo. È morta molti anni dopo la scomparsa dello scrittore e il cavalletto è rimasto al falegname. Il figlio Massimo si è dimenticato di ritirarlo. Così è rimasto nella bottega del vecchio falegname. Quando ha saputo che dipingevo, mi ha regalato questo cavalletto di noce, leggero e resistente.
Ercole Ercoli, Il noce d’inverno 40x50 - 2005, Stagno nel bosco 50x60 - 2023. Olii su tela
Ercole Ercoli, Sottobosco, 2018, olio su tela, 60x80
- Che bella storia! Posso invitarla a cena? Proprio qui, nella cantina scavata nel tufo. Sulla sinistra, dopo il ponticello.
- La ringrazio. È la cantina di un mio carissimo amico... Ci tratterà bene! - Il pittore parla accennando un vago sorriso di complicità.
- Non ho il minimo dubbio!
- Si respira un’atmosfera antica, del miglior tempo andato. È il ritrovo degli abitanti, una sorta di circolo umanistico, di centro sociale. Adesso che non esistono più le sezioni di partito e dei sindacati, resta solo la parrocchia... - precisa Ercole.
- Ha ragione, soltanto che le comunità religiose sono a senso unico - precisa il cineasta. - Non sono centri di discussione, ma hanno carattere quasi terapeutico...
- Non sono in grado di giudicare - replica Ercoli - Vallerano ha una tradizione laica.
- Punti di aggregazione come questa grotta attrezzata, diciamo così, sono molto utili per favorire e sviluppare la socialità.
- Funge anche da trattoria ed ha una buona cucina di piatti tradizionali. Si può anche assaggiare la porchetta, vera specialità di Vallerano. È molto diversa da quella romana. -
Il pittore è orgoglioso di parlare del proprio borgo, lodandone le qualità.
- D'accordo, allora?
- Alle 20,30.
La Selva cimina, un tempo folta e impenetrabile, continuava a godere di un fascino misterioso, nutrito di arcaismo, civiltà etrusca di etnia falisca, dominazione romana e poi orgoglio comunale e sudditanza signorile, tra Orsini, Farnese, Pamphilj, Barberini e Odescalchi, fino alla lunga appartenenza allo Stato della Chiesa. La donazione di Sutri del re longobardo Liutprando al Papa, passata alla storia come donazione di Sutri, pesava più di una maledizione. Da quel primo atto di generosità sarebbe nato il Patrimonio di S. Pietro e poi lo Stato pontificio, durato oltre mille anni.
La Breccia di Porta Pia era stata una fortuna lungamente attesa, anche se lo Stato unitario non aveva risolto i problemi del popolo, a cominciare dai contadini. Vallerano era appartenuta ai Conti di Vico, al Patrimonio di S. Pietro, concessa in feudo agli Orsini, poi ai Farnese fino alla distruzione del Ducato di Castro e Ronciglione nel 1649; da quel tempo ha seguito le vicissitudini delle diverse famiglie feudatarie, fino al 1785 quando la Santa Sede concesse il territorio di Vallerano in enfiteusi a Tommaso Giorgi per poi farlo tornare alla Camera Apostolica. L’abolizione definitiva del feudalesimo e la liquidazione dell’Asse ecclesiastico con l'unità d'Italia, hanno portato alla formazione del libero Comune.
L'economia agricola e il piccolo commercio davano da vivere a malapena. Nel Novecento era stata introdotta la coltivazione del nocciolo, che affiancata ai tradizionali vigneto, castagneto e ai giganteschi noci aveva garantito un relativo benessere alla popolazione. Senza dimenticare l'ulivo che si fregiava della qualità tra le migliori della zona. Il piccolo commercio fioriva e molti valleranesi erano diventati provetti mercanti di derrate agricole e di utensileria per la casa.
Cosimo cercò di documentarsi alla meglio sulla storia del borgo, soprattutto per capire le ragioni per cui Corrado Alvaro aveva scelto Vallerano e non Soriano nel Cimino, San Martino o Canepina per trascorrere il tempo libero.
Ercoli lo aiutò a dipanare la matassa.
- Corrado Alvaro si era innamorato di questa località principalmente per il fascino dei suoi castagneti, il cui tronco richiamava un titanismo primordiale, una sfida alla fertilità del suolo, una esaltazione dell'ambiente naturale. Aveva notato una casa padronale di campagna in località S. Pietro, fuori dal paese sulla strada per Fabbrica di Roma, circondata dal verde delle piante.
- Probabilmente gli ricordava la campagna di San Luca. L’Aspromonte è terra aspra, dura, impervia. La sua gente è riservata, orgogliosa, combattiva. Una montagna così impervia non rende facile la vita. Consente appena la sopravvivenza - commentò Cosimo.
- Comprata la casa, tornò sempre più spesso a Vallerano. Aveva un rapporto positivo con gli abitanti, a cominciare dai contadini. Con lo scrittore, la moglie e il figlio Massimo si era stabilito un legame davvero speciale. Libero Bigiaretti e Cristina Campo, due suoi grandi amici. erano stupiti e ammirati per la capacità di intrattenere una relazione così stretta - aggiunse Ercole, manifestando il proprio compiacimento nel narrare aspetti della vita dello scrittore.
- Da Roma veniva qualche altro, oltre a Bigiaretti e Cristina Campo, a trovarlo? - insistette Cosimo.
- Certamente. Per lo meno così raccontava mio padre, che aveva un piccolo uliveto confinante con il terreno di Corrado Alvaro. Considerato un grande scrittore, molti lo temevano per le sue idee politiche. Era dichiaratamente comunista. Quando i contadini passavano davanti la sua villa, guardavano appena e tiravano dritti.
Eppure, Vallerano eleggerà un sindaco comunista dopo il ritorno della democrazia e le elezioni elezioni amministrative nel 1946.
- Dopo la morte dello scrittore, la moglie Laura decise di vivere a Vallerano. Intensificò l'impegno di pittrice, utilizzando il cavalletto che ha visto oggi pomeriggio. Anche il figlio Massimo decise di restare a Vallerano.
La grotta era animata da molti forestieri, venuti per la tradizionale festa dei lumi. Il borgo si animava fin dalle prime ore pomeridiane, per poi disperdersi lentamente nei pochi locali e nei borghi vicini, da Vignanello a Fabrica di Roma e in particolare Canepina dove la trazione del "fieno", particolare tipo di pasta all’uovo tagliata sottilissima, la faceva da padrone.
- Come su comportava la popolazione con loro? - Cosimo era molto incuriosito dalle abitudini e dai costumi della popolazione locale. Aveva studiato antropologia con Vito Teti all'Università della Calabria e riconosceva che l'attaccamento alle tradizioni locali era un elemento decisivo della "restanza", ovvero il legame fortissimo con le proprie origini che si manifestava in tanti modi, compreso il rifiuto di emigrare.
- Lei si lamentava che molti amici si erano allontanati, ma era vero soltanto in parte. È morta molti anni dopo ed è stata sepolta nel nostro cimitero, accanto al marito. Anche il figlio Massimo è sepolto accanto ai genitori.
- Perché era successo che i rapporti si raffreddassero? - Cosimo non riusciva a comprendere quanto fosse successo.
- È inevitabile che accada. Per gli abitanti di Vallerano, lo scrittore era una celebrità. Veniva qualche regista cinematografico a trovarlo. Laura Babini, bravissima traduttrice, invece, era una sconosciuta. Lei soffriva per questo atteggiamento. Per lo meno, questo raccontava mio padre.
-Lei ha conosciuto lo scrittore? - Non si era reso conto dell'età del suo interlocutore.
- No, ero un bambino quando è morto. Ricordo quando è stata venduta la casa allo scrittore Libero Bigiaretti, dopo la morte di Laura Babini nel 1976. È dispiaciuto a tutti. La sepoltura a Vallerano ha compensato questa scelta.
- Viene qualcuno da San Luca a visitare la tomba?
- Esiste il gemellaggio tra i due Comuni e di tanto in tanto si svolgono cerimonie. Ho donato un mio dipinto al sindaco di San Luca perché lo custodisse in Comune.
- Un bel gesto.
- Il bosco dei Cimini e l'aspra montagna calabrese riuniti nella stessa sala. Un gesto di amicizia.
- Sono commosso. Ma mi dica: lei ha letto i libri di Alvaro?
- Non tutti. Del resto non è facile reperirli. Quelli che ho letto sono capolavori assoluti.
- Ho letto Viaggio in Russia? - incalza Cosimo, tormentandosi le mani.
- No. Ne ho sentito parlare. Perché me lo chiede? - Ercole lo guarda intensamente negli occhi, colpito dalla domanda
- Sto lavorando a un documentario cinematografico sul viaggio di Corrado Alvaro in Russia, nel 1934. Un viaggio durato due mesi. Tra giugno e luglio di quell'anno ha visitato le principali città della Russia, scendendo anche lungo il Volga. Un'avventura memorabile per quel tempo. Dopo gli articoli sul quotidiano La Stampa, l'anno successivo è stato pubblicato il libro. Spero che la guerra tra Russia e Ucraina finisca presto, così potrò recarmi sui luoghi così magistralmente descritti e mettere in evidenza le differenze tra la Russia bolscevica e quella odierna. - La spiegazione del giovane cineasta era convincente. Negli ultimi tempi, a causa della guerra, parlare della Russia era diventato sempre più difficile in Italia. Un documentario di quella natura, difficile da concepire e ancora più da realizzare, avrebbe potuto richiamare l'attenzione del pubblico più accorto, contribuendo a fare riprendere il dialogo culturale tra la Russia e l’Italia, compromessi dal giusto sostegno all’Ucraina del governo italiano e dalla condanna dell'invasione russa. La guerra fratricida che ne era scaturita aveva già provocato centinaia di migliaia di morti e feriti da ambo le parti e creato fratture e divisioni politico-economiche in tutta Europa.
- Un grande impegno! Davvero un grande progetto culturale - esclamò Ercoli.
- Spero di essere all'altezza! - La voce di Cosimo si levò come una sfida a sé stesso.
- Facciamo un brindisi... C’è un buon vino locale prodotto dalla nostra cantina sociale che si presta a onorare Corrado Alvaro.
La grotta era affollata. Tutti i tavoli erano occupati, il vocìo era alto, ma il tappo di sughero saltato in aria produsse uno scoppio che fece sobbalzare gli avventori.
Corrado Alvaro osservava compiaciuto dall’alto delle nuvole nella notte cimina.
У.мом-Россия не понят,
Аршивом общим измерить,
У неи особенная стать-
В Россию можно только верить.
TJUTCHEV FEDOR
La Russia (1866)
La Russia non si intende con il senno/nè la misura col comune metro:/la Russia è fatta a modo suo,
In essa si può credere soltanto.
(Traduzione di Tommaso Landolfi)
Agostino Bagnato
Roma, 2 marzo 2025