Ogni anno, il 28 agosto, ricordo il mio onomastico richiamando alla mente Agostino d'Ippona, grande filosofo e scrittore latino, oltre che uno dei Padri del Cristianesimo. Ma ricordo soprattutto mio nipote Giuseppe Caliandro, morto a 41 anni in un incidente automobilistico sulla via Cassia nei pressi di Campagnano di Roma. Ucciso da un folle spericolato mentre si recava a Fiumicino per prendere un aereo diretto a Palermo. Avrebbe dovuto dirigere le riprese televisive della partita di calcio sulle reti Mediaset.
È stata una fatalità. L'operatore si era assentato dal lavoro e Pino lo aveva sostituito, pur svolgendo il lavoro di regista.
Fatalità! Ragazzo meraviglioso, intelligente, colto, laborioso.
Pino Caliandro in compagnia del cugino Enrico Bagnato
Si era laureato alla "Sapienza" Università di Roma con Alberto Abruzzese con una tesi sulla sociologia dello spettacolo, dopo avere studiato sociologia generale con Franco Ferrarotti. Aveva cominciato a lavorare nel cinema come fotografo di scena e poi aiuto regista con Nani Parenti, Maurizio Zaccaro e Francesco Nuti. Aveva la porta spalancata nel mondo del cinema, sostenuto dal padre, Piero Caliandro, noto Direttore di Produzione con Fulchignoni, Cecchi Gori e De Laurentiis. Scelse la televisione per rafforzare il proprio bagaglio tecnico, impegnandosi nel campo sportivo dove maggiori debbono essere efficienza e tempestività per l'irripetibilità degli eventi. L'Olimpiade di Pechino era stata una prova positiva delle proprie qualità tecniche e organizzative.
Purtroppo, il destino ha deciso diversamente.
La abbiamo salutato nel compianto generale, parenti, colleghi e amici giunti da tutta Italia, con una cerimonia toccante svoltasi all'Istituto di Medicina Legale dell'ospedale Gemelli di Roma.
Non riesco a dimenticare la figura atletica di quel giovane sicuro di sé, dinamico, curioso di tutto e amante della vita. Mi accompagnava spesso come fotografo quando intervistavo qualche persona importante. Ricordo l'incontro a Firenze con il presidente delle associazioni dei consumatori, le cooperative di consumo della Repubblica Popolare Cinese. Quell'uomo semplice e schivo rappresentava circa 700 milioni di soci.
Pino era un po' spaventato mentre si svolgeva il colloquio in inglese, dalla totale assenza di misure di sicurezza. Il presidente si accorse dell'imbarazzo del fotografo che continuava a guardarsi attorno. Ci fece capire di non avere timori. La sicurezza sapeva svolger i propri compiti, senza creare problemi e soprattutto senza apparire. Nella hall dell'hotel c'era molta gente.
In particolare, mi torna in mente l'intervista al grande pittore Gianfranco Baruchello. Mi ricevette nella tenuta romana di Santa Cornelia che alla fine degli anni Ottanta dello scorso secolo, ancora funzionava come azienda agricolo-zootecnica e che il maestro inquadrava nella concezione di arte totale. Pino fotografava tutto con grande discrezione, attratto principalmente dai particolari. A un certo punto, Gianfranco Baruchello lo osservò attentamente ed esclamò: «Si vedono proprio da come ti muovi la passione e la competenza per la fotografia». Pino non lo sapeva, ma Baruchello era stato fotografo e regista cinematografico e gli aveva fatto un grande complimento.
Andava alla ricerca del luogo in cui si diceva fosse morto Michelangelo Merisi da Caravaggio al tombolo della Feniglia a Orbetello. Il giorno prima il maestrale aveva spazzato le coste della Toscana.
Ottavio Leoni, Portrait of Caravaggio, c. 1621
Aveva visitato in mattinata la Tagliata dell'etrusca Cosa ad Ansedonia e poi la fortezza spagnola a Porto Ercole, avventurandosi sul tombolo alla ricerca del punto dove nel 1610 sarebbe sbarcato Caravaggio gravemente ammalato, proveniente da Napoli su una feluga. Per sfuggire all'arresto da parte delle guardie pontificie, era stato fatto sbarcare nello Stato dei Presidi spagnoli, a Porto Ercole. Alla Feniglia sarebbe morto di malaria e una croce ne ricordava il sito. Pino cercava quella croce che la burrasca aveva spazzato via. Qualche anno dopo sarebbe stato trovato il registro parrocchiale che annotava la morte di Michelangelo nello "spitale" di Porto Ercole. Qualche anno ancora a Milano si scopriva la data di nascita del pittore proprio nel territorio milanese, dove i genitori bergamaschi, della città di Caravaggio appunto, erano originari. Ma Pino di tutto questo non ha potuto saper nulla, essendo scomparso prima. Sarebbe stato felice.
Veduta di Porto Ercole
Ma l'entusiasmo con cui conduceva queste sue ricerche fotografiche lo portava a studiare il soggetto interessato, per cui di Caravaggio era arrivato a conoscere tutto, come uno storico dell'arte.
La sera a cena al ristorante sul tombolo della Giannella mi parlava di questo suo prezzo che doveva pagare per entrare nel "personaggio", come fosse un attore! Studiava la parte, con grande scrupolo.
Per visitare Villa Gregoriana a Tivoli, abbandonata e ridotta in una immensa discarica dalla colpevole gestione del Comune, si avventurò nel bosco e tra le cascate, sfidando ogni pericolo, per ricavarne un documentario molto istruttivo, tra storia archeologia attualità. Pensava di utilizzarlo in futuro; purtroppo, dopo la scomparsa di Pino il video è andato disperso, come altri filmati realizzati in circa venti anni di lavoro.
Villa Gregoriana, Tivoli (RM)
Finì per tornare al ristorante Sibilla, dove avevamo appuntamento, sporco di fango e i vestiti lacerato qua e là dalle frasche e dai rovi. Ma era felice, anche se la stanchezza si era impossessata del suo corpo.
Ecco, sono quattro momenti di lunghe testimonianze del legame che avevo con questo giovane, figlio di mia sorella Rossella, amante delle arti visive e del mare. Tutti gli anni si recava a Tropea per trascorrere le vacanze nell'abitazione di zia Rosetta e immancabilmente faceva visita a tutti i parenti e gli amici di Caria. Gli piacevano 'nduja, fagioli, peperoni arrosto e pasta fileja: era un buon conoscitore delle tradizioni gastronomiche. La Calabria era la sua seconda casa. La casa al mare dei genitori a Santa Marinella era un rifugio, come la torre medievale che aveva comprato a Bassiano, borgo da favola tra Ninfa e Sermoneta in provincia di Latina.
Ahimè, non riesco ad andare avanti, travolto dall'emozione dei ricordi. Per lunghi tratti la vita di Pino s'intreccia con la mia e con quella dei miei figli Costantino e Roberto e di mia moglie Maria Livia.
Qualche volta vado a trovarlo al cimitero dove riposa insieme al padre. Nei pressi ci sono le ceneri dei miei genitori. Poco lontano anche la tomba di Enrico Berlinguer testimone di una stagione del nostro tempo irripetibile e impossibile da descrivere per intensità di accadimenti e per appassionate idealità.
Agostino Bagnato
Roma, agosto 2024
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